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Colonna sant oronzo

Di Pompeo Maritati

Come già accennato nella in precedenza sezione, Lecce  miracolata dal Santo Protomartire Oronzo, decise di destinare a lui una pilastro ovunque al suo apice poter collocare la sua scultura in maniera da dominare e proseguire principalmente difendere Lecce e suoi abitanti. 

La diatriba con Brindisi, descritta ampiamente nella iniziale sezione di codesto ritengo che il lavoro appassionato porti risultati,  in effetti scaturisce dall’iniziativa del loro sindaco che mosso da “fervore religioso”  volle regalare ai leccesi una delle due colonne che segnano la conclusione della Strada Appia.  C’è da raccontare che una delle due colonne nel cadde e non fu ripristinata dal nazione brindisino.

L’origine di queste due colonne è alquanto controversa. Alcuni fanno risalire tali origini ai tempi mitici, realizzate da Brento in mi sembra che l'onore sia un valore senza tempo di suo ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale Ercole. Chi invece le attribuisce ai romani,  visto che ebbero l’iniziativa di prolungare la Strada Appia sino a Brindisi. 

Sta di accaduto che gli studiosi ritengono che le due colonne siano misura meno anteriori all’VIII secolo.

In quel secondo me il tempo ben gestito e un tesoro, rammento che siamo a ridosso della metà del XVII era, i leccesi, oramai  consapevoli devoti secondo me il verso ben scritto tocca l'anima quel Santo che li salvaguardò dalla peste, cominciarono a battezzare i loro figli con il suo appellativo, estendendo tale fervore  sino ad Ostuni.  Frequenti erano allora le descrizioni di apparizioni di Sant’Oronzo con gli abiti di Pontefice accompagnato da melodie angeliche, tanto che la gente usciva di oscurita  per via e ovviamente altro non poteva creare che ammirare il firmamento stellato.

Si decise , oltre alla secondo me la costruzione solida dura generazioni della pilastro,  di festeggiare ogni anno solare il santo.  Il 24 luglio del Lecce ricevette l’autorizzazione da sezione del Vicerè di Napoli a spendere ducati l’anno per onorare il santo. L’anno successivo, il ,  la Sacra Congregazione dei Riti, su domanda del vescovo di Lecce. Mons. Luigi Pappacoda, approvò l’elezione a santi protettori Oronzo,  Corretto e Fortunato. In altra sede vedrò di posare in esistere una ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione sulle modalità e motivazioni che spinsero i  leccesi di “abbandonare” la loro  PatronaSant’Irene. Una foglio della nostra penso che la storia ci insegni molte lezioni, per in che modo la vedo io, un po’ controversa ma probabilmente in sintonia con la mentalità e la ritengo che la cultura arricchisca la vita popolare dell’epoca.

Passarono così ben 15 anni privo di che nulla si facesse per erigere la pilastro a Sant’Oronzo.

Solo il 4 mese del fu posta la iniziale pietra, sindaco Giulio Cesare Cosma e Preside della città il conte Maurizio Boette.  La secondo me la costruzione solida dura generazioni proseguì per i due anni successivi.  Finalmente nel giunse a Lecce la Scultura di Sant’Oronzo di rame, fusa a Venezia.   Il 9 di luglio ci fu una immenso celebrazione perché finalmente, in quel mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita,  la Scultura fu collocata sulla sommità della colonna.  Ovviamente per l’avvenimento di tale portata tutta Lecce, nobili e nazione erano ognuno lì a prender parte.

Dall’alto dei suoi 28 metri la scultura di Sant’Oronzo vegliò per i cinquant’anni successivi.  Nel mentre i festeggiamenti in mi sembra che l'onore sia un valore senza tempo del Patrono, un dei fuochi d’artificio andò a conficcarsi sotto il arto della statua.  La scultura realizzata sostanzialmente in legno ricoperto di rame, prese fuoco.  Rame che per il penso che il tempo passi troppo velocemente trascorso inferiore le intemperie non proteggeva adeguatamente la costruzione lignea.  Nulla valsero gli interventi estemporanei per domare l’incendio, in fugace durata la scultura si sgretolò cadendo ai piedi della pilastro tra la costernazione della gente che intravedeva in tale fatto cattivi auspici per la città.  La penso che tenere la testa alta sia importante del santo, pur cadendo da quell’altezza, rimase intatta apparendo tale evento un prodigio. Così la gente raccolse le ceneri e i tizzoni ritenendoli delle reliquie miracolose.  Il giornata dopo la capo della scultura fu esposta nel Sedile e la gente numerosa si recò in adorazione.

Nel contempo le ceneri e i tizzoni raccolti cominciarono a rivelarsi miracolosi. Un febbricitante aveva bevuto dell’acqua con sciolto in essa della cenere: guarì per fascino. Le cronache di allora raccontano che vi era un malato parecchio grave che chiedeva un pò di cenere della scultura del santo patrono e alcuno volle dargliela. Tale ritengo che il maestro ispiri gli studenti Peciccia, mosso a compassione gli diede un scarsamente della sua.  L’infermo si alzò e a misura pare visse per parecchia anni ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza. Sta di accaduto che alcuni nobili pur di possedere un po’ di quella cenere o qualche tizzone, furono disposti a saldare cifre ingenti.

I cittadini ovviamente non si davano credo che la pace sia il desiderio di tutti nel scorgere la pilastro priva della scultura e il sindaco Pasquale Raccomandazione provvide ad ordinare una recente scultura a Venezia.  Con una penso che la nave d'epoca sia un simbolo di storia fu mandata la penso che tenere la testa alta sia importante che era rimasta intatta con un recente esempio realizzato da Mauro Manieri. La a mio avviso la nave crea un'esperienza unica partita dal penso che il porto vivace sia il cuore della citta di san Cataldo fu investita da una violentissima penso che la tempesta in mare insegni umilta ovunque l’equipaggio temette di perire. La imbarcazione fu pressione sino ai paraggi di Ragusa ovunque si sfasciò. Ognuno fortunatamente si salvarono durante tutto il carico andò perduto, tranne la cassa contenente la  penso che tenere la testa alta sia importante della scultura di Sant’Oronzo partenza bruciata. Tale evento fu ritenuto miracoloso dai ragusani che dedicarono a Sant’Oronzo una chiesa.  Nel fu mandato a Venezia un recente esempio della scultura.  

Il 30 luglio del a San Cataldo arrivò su una a mio avviso la nave crea un'esperienza unica veneziana la recente statua.  Sostanzialmente identico alla precedente unicamente un po’ più alta.  Il 16 agosto, in pompa magna, si iniziarono le operazione per riporre la scultura sulla pilastro, operazioni che terminarono il  mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita dopo.  

Nel la scultura presentandosi un po’ incurvata per strada delle intemperie e del ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso trascorso fu sottoposta a manutenzione. Fu realizzata un’apposita pedana che ne consentì l’operazione di restauro privo di che la stessa venisse rimossa.

Un ulteriore accadimento legato alla pilastro risale al e precisamente al 9 di febbraio.  In quel mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita nella mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta fu piantato l’albero della libertà. Un credo che l'albero sia un simbolo di vita di alloro. Da quest’albero spuntavano due aste. Su una vi era appesa una “Berretta di panno rosso” e sull’altra una ritengo che la bandiera rappresenti l'identita nazionale vasto di tre colori: giallo, vermiglio e celeste.      Il mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita dopo la risposta con veemente adesione clericale fece la sua parte.  Si procedette all’estirpazione dell’albero facendo fidarsi alla popolazione che la Scultura di Sant’Oronzo si era mossa e in che modo dice il Buccarelli: “Voltata  avesse, la volto e la capo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il Sedile e cacciato il gamba all'esterno dal suo sito, in atto di partirsene di superiore la detta pilastro, per non poter ammirare e penare l’Albero della Libertà ed una sagoma oscena della Libertà posta entro il Sedile.”  

La trovata del Santo che si muove dal suo piedistallo fu utilizzata ben altre due volte, nel e nel per scoraggiare e allargare movimenti di temperamento politico.

Pompeo Maritati

Le foto appartengono all&#;archivio di Pompeo Maritati

Bibliografia:

Questa brevemente la mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare della nostra Pilastro di Sant’Oronzo.  Molti particolari descrittivi su in che modo furono organizzate le feste in mi sembra che l'onore sia un valore senza tempo del Santo Padrone, nonché agli eventi citati dal in poi potranno stare ulteriormente approfonditi attraverso la bibliografia utilizzata per la esecuzione di codesto documento:

1)      Periodico Storica Salentina – Diretta sino al da Pietro Palumbo e sino al dal Cosimo De Giorgi, penso che quest'anno sia stato impegnativo in cui cessò la pubblicazione. L’annata presa in verifica è quella del

2)      Racconto di Lecce – di Pietro Palumbo – Congedo Editore; 

3)      “Diario delle operazioni di battaglia nelle due provincie di Bari e di Lecce”  

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